“Cara roma ti scrivo e la mia
mano”
La
Roma rinforzò i suoi punti deboli cercando sul mercato solo giocatori
anziani, che non fossero cioè soggetti al servizio militare. Come spieghiamo
nel riquadro i giallorossi chiamati alle armi erano già numerosi e Schaffer
non voleva ulteriori imbarazzi. Per il ruolo di perno centrale della difesa
venne scelto Edmondo Mornese. Era un difensore molto pratico, dal gioco semplice
e ricco di astuzie. La Roma lo pagò 117.500 lire. In un derby Perugia-Ternana
Schaffer aveva visto giocare un terzino di diciannove anni, Sergio Andreoli.
Gli piacque il suo slancio e ne suggerì l'acquisto, che costò
alla Roma solo 25.000 lire. Il giovane Andreoli, nativo di Capranica, passò
così in un solo anno dalla serie C allo scudetto. Serviva anche una mezzala
destra che fungesse da collegamento tra Krieziu e Amadei e la scelta cadde su
Renato Cappellini. Il Napoli lo cedette per 140.000 lire. Era un bel ragazzo
dal tocco molto raffinato, tanto che i tifosi .gli attribuirono l'appellativo
di "Barone" molti anni prima che lo stesso soprannome toccasse a Nils
Liedholm.
Masetti era vecchio e aveva bisogno di un giovane portiere di riserva. Venne
ingaggiato Fosco Risorti, del Torre Annunziata, per 80.000 lire. Tra le riserve
c'era anche un certo Alberto Piccinini, che molti anni dopo sarebbe diventato
una colonna della Juventus. Il calendario pose la Roma subito di fronte ai più
forti: Napoli, Bologna e Juventus. Il derby col Napoli, alla prima giornata
di campionato, venne vinto con il punteggio sonante di 5-1, con tre gol di Amadei.
Poi la Roma dovette far visita al Bologna campione d'Italia di Biavati, Andreolo,
Sansone e Reguzzoni. Al "Littoriale" di Bologna la Roma non aveva
mai vinto e i campioni d'Italia non perdevano in casa da tre anni. Ma in questa
partita si vide che i giallorossi avevano qualcosa di nuovo e di fresco nel
loro gioco. Si imposero infatti a sorpresa per 2-1 e il 9 novembre affrontarono
in casa la Juventus di Depetrini, Ferrari, Foni e Rava, Loeatelli, Olmi, Peruechetti,
i due fratelli Varglien, i due fratelli Sentimenti, e il ventenne Carlo Parola.
Era una squadra temibile, ma la Roma vinse nettamente per 2-0. Dopo tre giornate
era in testa a punteggio pieno, tanto da solleticare la vena poetica dei cronisti
di allora. Ecco un brano stralciato dai resoconti dell'epoca. «Roma, in
che maniera / te vorrai comporta' dentro 'st'annata? Quella risponne sempre
"Aspetta e spera". / Aspetta e spera, Roma, te capisco / è
'na bella, bellissima canzone... / Basta però che nun s'encanti er disco».
Era con questo stile un po' scanzonato, sicuramente ingenuo che la Roma affrontava
il campionato dello scudetto. Era lo stesso stile che caratterizzava la squadra,
come riconobbe Vittorio Pozzo che scrisse su "La Stampa": «Lo
stile della Roma è garibaldino, in certi momenti addirittura sbarazzino.
Ma gli uomini hanno tutti carattere. E' una squadra da combattimento, che sa
anche divertire con l'intelligente armonia di gioco di alcuni suoi campioni
come Coscia e Cappellini». Ma la lettura più commovente per i giocatori
fu quella di un biglietto che li raggiunse in ritiro prima del derby dell' 11
gennaio 1942, vinto con un'autorete di Faotto all'ultimo minuto. La lettera
arrivava da Tobruk e lo scritto era appena leggibile. «Sono un soldato
che ha perso il braccio destro in combattimento. Sto scrivendo con la sinistra
questo augurio: Forza Roma! Qui in ospedale i romani siamo molti. Sappiate che
facciamo tutti il tifo per voi. Lo scudetto non vi deve sfuggire».
Tratto da La Roma una Leggenda Editrice il Parnaso
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